Ma come può riuscire il cinema a narrare la poesia con i limiti che gli sono propri, con la sua lingua così concreta, impregnata di realtà tutta visiva anche quando ci si vorrebbe portare in un altrove onirico e immaginario? La scelta di Marina Spada è coraggiosa, delicata, difficile: c’è a Milano e Pavia un gruppo di giovani cultori di poesia che si firma ermeticamente H5N1 e che si propone la diffusione liberazione rivalutazione della poesia nel nostro monto di prosa (di cattiva, di pessima prosa!). Partendo di qui, con l’aiuto di alcuni giovani attori che danno corpo e voce ai misteriosi H5N1 e di un dialogo serrato ma doverosamente non ermetico costruito con loro e, si presume, con gli H5N1, il film affronta il cuore della questione che ha segnato il fugace e intenso percorso vitale di Antonia e che è la giustificazione stessa del film: il senso della poesia, la necessità della poesia. Non importa in quale mondo e quale società.

da Goffredo Fofi, “Un’altissima luna” in Poesia che mi guardi, luca sossella editore, 2010.