Rassegna delle donne del primo mattino


Una studentessa distratta mi offre il suo volto:
scivolo sullo zigomo rotondo,
già sento il soffice soffio del seno…
Ma non oso spaventarla,
scaravento lo sguardo sul selciato.

Sul treno, dietro la tenda ambrata dei capelli,
una ragazza sfoglia un libro di poesie
come se sbucciasse una cipolla,
strato a strato.
Intanto, nel fumo della caffettiera,
un’amica chiude le palpebre
per altri due, tre secondi,
un ultimo tentativo di riafferrare il sogno
sguizzato via al suono della sveglia.

Un’altra, che forse neanche ti riconosce più,
seduta sull’autobus stringe le cosce
in cerca della scarica elettrica
che la tenga sveglia,
della carezza di vita che divampa veloce
dall’inguine al collo.

Una donna col velo
sorseggia dall’incavo della mano
presso una fontana,
e il suo corpo nascosto
segue il fluire dell’acqua,
diventa acqua
sorseggiata dal vento.
Esce con due grosse buste gialle
la poliziotta dal supermercato,
ha da poco smontato dal turno di notte
e si sofferma a leggere questo foglio
che poche ore fa mi ha requisito:
i suoi capelli biondi e il suo sorriso scippato
sono una sfida all’informe
grigiore tornito dalla nebbia.

Una ragazzina dalle calze colorate
inarca un arcobaleno sull’asfalto
e i suoi passi disegnano schizzi di Van Gogh
nell’aria,
mentre una folata tiepida si nasconde sotto il
gonnellino.

Maestosa, elegante, perita nell’accarezzare
le strisce pedonali,
ti rapisce col suo saluto rauco e graffiante,
avvolta in una sciarpa di visone e profumo;
è bellissima, ed ha settant’anni.

In aula, durante la prima ora di lezione,
mi volto dietro, e mi illudo di uno sguardo
che sembra fuggito da un quadro preraffaelita,
levigato e ceruleo…
Ma sta solo fissando la lavagna,
gli occhi si fanno appuntiti, tutta pupilla.

Seduta sul letto, con uno specchio a mano,
si sistema la bandana a pallini bianchi
sulla fronte perfetta ed ampia
e copre con un sospiro
lo scandaloso silenzio del suo capo spoglio
e della foto di tre mesi fa, a Parigi,
con lui e con i capelli lunghi come un fiume di
notte…
In policlinico il giorno inizia quando spengono
i neon.

Su una rete locale,
l’attricetta esibisce il suo ghigno
di rossetto rassegnato;
si è svegliata molto prima del sole
e ora le sue gambe vellutate e intirizzite
(che mai conobbero la cellulite)
singhiozzano
nella televendita di un vibromassaggiatore.

La testa un po’ inclinata a sinistra,
(si massaggia il collo morsicato dal cuscino)
si avvia per il vicolo ancora soporoso,
spingendo la bicicletta con dolcezza.
È lei. La seguo,
scuotendo dal cappotto ciò che resta del buio,
seguo la cascata bionda sulle spalle,
la mano che accarezza il sellino,
e l’ultimo sbadiglio che ancora mi cela
le foglie limpide degli occhi.
In fondo, sul ciglio dell’incrocio,
il giorno comincia a fare chiasso.

Per voi, mie dame,
il sole s’arrampica tra le nuvole,
le antenne, le strie degli aerei.