Cammino.
Cammino.
Cammino.
Sasso.
Cammino.
Cammino.
Moneta
(la raccolgo).
Cammino.
Cammino.
Cammino.
Cammino.
Sasso.
Tombino.
Cammino.
E’ mattino
e le ombre sono lunghe.
Cammino.
Cammino.
Filo d’erba.
Sigaretta.
Cammino.
Cammino.
Il cielo nella pozzanghera.
Il rumore dei passi
sul cemento.
Cammino.
Calpesto
la luna del mattino.
Cammino.
Cammino.
Cammino.
Cammino.
Tutto asfalto
e polvere grossa,
una vite.
Cammino.
Un lungo cammino
inizia sempre con un passo.
Cammino.
Cammino.
Uno spazzacamino ucciso.
Cosa ha ammazzato lo spazzacamino?
Un meteorite di cioccolato
un tumore
oppure un rumore inaudito:
un gatto su cui lo spazzacamino è inciampato?
E’ uno spazzacamino bianco e rosso:
uno svizzero, un polacco?
Ma che dico.
Non esistono gli spazzacamini.
E cammino.
Cammino.
Cammino.
Quando può dirsi lungo un cammino?
C’è forse un numero di passi che lo
fanno
passeggio, scampagnata, tragitto,
maratona, viaggio, leggenda?
Cammino.
Da quando ero bambino:
talvolta un salto, qualche passo di corsa,
a nuoto fino alle corde.
Cammino.
Cammino.
E’ lento il cammino della processione:
le gambe s’infuocano
le varici si spezzano,
s’indurisce la schiena
nell’incenso.
Cammino.
Cammino.
Cammino.
Cammino.
Cammino.
Cammino.
Cammino.
Non succede nulla
qui intorno.
Cammino.
Cammino. Ma ecco.
Il circo sta bruciando i tendoni:
nessuno cammina sui fili
sugli elefanti, i cavalli,
un gatto sopra un leone.
Cammino nell’odore
di circo smontato.
Pare che il leone abbia mangiato
gatto, cavalli, elefanti.
L’equilibrista in un boccone.
Non è sazio il leone accucciato sull’erba.
Mi osserva.
Cammino più svelto.