Queste notti, queste notti insonni
che non riusciranno più a essere
così pienamente vive quando lunghi
occhi aperti nella notte, e resse
di pensieri e prostate e funghi
velenosi, e figli e messe
per noi che si muore, ci faranno
ugualmente insonni, come si stesse
aspettando qualcosa da un quotidiano capodanno.

Queste notti, quelle notti di poesia d'amuro
così piene di umano e lanciate nel buio
e sfrecciate per le strade piene di nessuno:
tutte queste notti, come l'attuale di cui ho
un malinconico ricordo. Alle due e uno
del quattordici maggio duemiladieci
qualcosa è passato ed era così bello:
quando la poesia si mette a far le veci
della vita e c'è tutto quanto serva: il castello,
la regina, i versi, i fuochi d'artificio
e gli artificieri, i pompieri, il monello
che spacca i vetri, e una interminabile
lontanissima mattina.