PasseggiataNon so cosa mi strappa via dai muri
delle ultime tre gocce di pioggia,
quali spettri ancora vado cercando
nelle esalazioni umide delle strade.
Si sta lì, appollaiati sul proprio passo,
ad osservare la vita scivolosa:
una vecchia si china con un piatto
su tre arruffi di pelo, e li chiama gatti;
l’ansia in paltò si stringe a un cellulare
e io quasi mi sento in colpa,
divincolandomi tra vento e giornali.
Qualche foglia rossa, in effetti, cade ma
non ha affatto parvenze di danza,
piuttosto una puleggia che s’agita afona,
un’altra rotella del meccanismo
del tramonto, che cala puntuale.
È la disillusione dei colori
di fronte ad un arcobaleno grigio.